LE SCULTURE
Ariano Irpino
S. Vito
(XVII secolo)
Ambito campano
Materiali e tecniche, h. 130 cm
Vissuto tra la fine del III e l’inizio del IV, Vito, secondo un’antica passio del VI-VII, sarebbe stato originario della Sicilia. Qui sarebbe stato arrestato e torturato, ma liberato miracolo da un angelo, insieme a Modesto ea Crescenzia, si sarebbe trasferito in Lucania, dove operò numerosi miracoli. La sua fama giunse fino all’imperatore Diocleziano che gli chiese di guarire il figlio dal demonio. Costretto all’imperatore a rinnegare la fede cristiana, riuscì a fuggire ea tornare in Lucania, nei pressi della foce del fiume Sele, dove trovò il martirio. Nel Medioevo fu incluso fra i 14 santi ausiliatori, venne invocato contro la corea (il ballo di san Vito), l’isteria e l’idrofobia o rabbia. Il culto di San Vito è attestato a partire dal XIV secolo con varie chiese intitolate in tutto il territorio il Arianese: la chiesa di San Vito del Monte Verzale presso Villanova del Battista (att. nel XIV sec.); la chiesa di san Vito con annesso ospedale, che si trovava ad Ariano nei pressi dell’attuale Piazza Ferrara (att. nel 1517); la chiesa di San Vito a Campo Reale di Ariano (1704); la chiesa di San Vito lungo la strada tra Ariano e Montecalvo (diruta al tempo del Vitale, nel 1794). L’opera risente ancora di un gusto tardo gotico, visibile nella veste dorata. Probabilmente in origine era accompagnata da due o più cani. Il legame con quest’animale non trova alcun riscontro nei testi agiografici della tradizione medievale ed è un elemento esclusivo dell’iconografia italiana. Probabilmente l’utilizzo va ricercato nella protezione contro il cane rabico, che era ed è principale potatore del virus della rabbia, che nel medioevo era ritenuta di azione diabolica.