LE SCULTURE

 

 

Trevico, Chiesa Cattedrale di S. Maria
Assunta

Madonna della Misericordia detta “della
Libera”
(XVI secolo)

Ambito Campano
Legno scolpito e dipinto, altezza 125 cm

La Vergine è raffigurata in piedi, in grandi dimensioni, mentre allarga il proprio mantello per accogliervi, al di sotto, i fedeli inginocchiati. Si tratta di un retaggio dell’epoca medievale, detto della “protezione del mantello”, che le nobildonne altolocate potevano concedere a perseguitati e bisognosi d’aiuto. Ciò consisteva appunto nel dar loro simbolico riparo sotto il proprio mantello, considerato inviolabile. Con il diffondersi di questa tipologia iconografica, sotto il mantello della Vergine finì per trovare riparo l’intera umanità: uomini e donne, bambini, membri di confraternite religiose o di congregazioni di mestieri, vescovi e papi, re e imperatori. Tra le origini storiche di questo modello figurativo va ricordata la testimonianza del teologo e scrittore tedesco Cesario di Heisterbach, il quale, nel Dialogus Miraculorum, composto fra il 1220 e il 1230, riporta la visione di un frate, il quale, rapito in estasi e portato in Paradiso, aveva avuto modo di vedere nascosti sotto le pieghe dell’ampio mantello della Vergine alcuni monaci. La città di Trevico fu da sempre legata a una iconografia mariana, infatti, oltre a questa statua esistono altre tre statue che rappresentano lo stesso soggetto e che si sono sostituite nella venerazione nel corsi dei secoli. Secondo l’ordine cronologico, la nostra dovrebbe essere quella precedente quell’attuale, che è del XVIII secolo, e la terza nell’ordine. La prima e la seconda, rispettivamente del XIV e XVI secolo, vennero ritrovate nel corso degli anni Ottanta del Novecento, nella Cripta della di Trevico durante alcuni lavori. Il manufatto ha perso quasi completamente la colorazione originaria.